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Nei primi anni Novanta l'Amministrazione delle Poste e Telegrafi diventa Ente Poste Italiane e viene svincolata dalla gestione del Ministero. Un gigante da quasi 250.000 addetti, con un bilancio annuale in netta perdita per miliardi di lire, affronta così l'ultima e più radicale svolta del suo percorso: la privatizzazione e la trasformazione di un'azienda statale inefficiente e burocratizzata in società per azioni. Il risanamento e l'adesione ai criteri di mercato imposti dall'Unione Europea, promossi dalla nuova gestione "privatistica", incontrano numerose opposizioni, sia interne che esterne all'azienda, e decisivo è l'aspro confronto in corso all'interno delle organizzazioni sindacali. Nel 1998 Poste Italiane diventa finalmente una società per azioni e la storia, per ora, registra un lieto fine: una cura energica fondata sulla crescita e lo sviluppo dei servizi di bancoposta consente, nel 2001, il raggiungimento del pareggio. Lo sviluppo razionale e aggressivo delle risorse proietta oggi Poste Italiane spa verso ampi margini di profitto e un netto miglioramento delle prestazioni.